L’utilità del buon respiro
“Come respiro” è una delle domande più importanti della nostra
esistenza, ma quasi nessuno se lo chiede. Eppure è il respiro che ci
tiene in vita, e questo soffio vitale non è sempre uguale in noi, ma
si adegua alle nostre azioni e atteggiamenti mentali - o viceversa,
li condiziona. Il modo di respirare esprime la personalità del
pensante: così respiriamo, quello noi siamo.
In questa sezione potrete scoprire e diventare consapevoli di quei
processi fisiologici, simbolici, emotivi ed energetici legati a
quell’ininterrotto andirivieni che ci anima. Questo farà nascere in
voi un atteggiamento quantomeno più vigile e attivo riguardo al suo
espletarsi, fornendovi strumenti e metodiche utili ad affrontare le
evenienze della vita con forza, calma e autocontrollo. Le antiche
tecniche del pranayama vi permetteranno infine di imbrigliare il
respiro secondo il vostro volere e per diversi scopi.
Che respiro sei?
Conosci te stesso, ma passa prima a conoscere il tuo modo di
respirare!
Tutte le antiche discipline iniziatiche si sono confrontate con
determinate tecniche respiratorie per raggiungere stati di coscienza
più elevati.
Le nostre emozioni, i nostri stati mentali e anche il nostro
portamento sono strettamente interrelati al nostro respiro.
Così come la nostra psiche agitata può aumentare la velocità,
ridurre la portata e modificare la localizzazione del nostro atto
respiratorio, alterandone il ritmo naturale, così la nostra
respirazione può agire intenzionalmente sul nostro stato emotivo e
mentale, ripristinando uno stato di calma e di autocontrollo. Basta
conoscere qualche tecnica che ci permetta di iniziare un cammino di
consapevolizzazione del respiro.
Respirare coscientemente significa sia poter agire sul proprio stato
di salute, come vedremo, sia poter esprimere al meglio la vita che
pulsa in noi: significa ‘prendere le redini’ e cercare di
autodeterminarsi.
Purtroppo il continuo bisogno di adattamento ad un ambiente esterno
sempre più complicato, aggressivo e alienante ha portato l’uomo
moderno ad avere una coscienza quasi totalmente estrovertita. E
tanto più la sua attenzione è rivolta al mero soddisfacimento di
bisogni e desideri esterni, tanto meno si rivela consapevole dei
propri processi interni, corporei, psichici e spirituali. Quindi non
si accorge neanche di come respira, ‘viene respirato’, passivamente
e perlopiù inconsapevolmente. Il suo respiro quindi è soggetto a
qualsiasi agente modificante, sia esso un pensiero, un’emozione, uno
sforzo fisico, una patologia, una determinata postura… Ad un certo
momento (magari dopo aver cominciato un corso di yoga, o aver letto
qualcosa di illuminante), può cominciare a voler tenere i suoi moti
interiori sotto la propria attenzione, a esprimere diversamente la
propria energia vitale, a esercitare un certo controllo sul proprio
respiro.
Ed ecco che queste pagine entrano in gioco.
Respiriamo insieme?!?
In genere, se si invita una persona a ‘respirare’, nel senso di
voler ripristinare un ritmo equilibrato, regolare e compiuto nelle
sue due fasi, o semplicemente a farle fare un sospiro liberatorio,
magari perché si trova in uno stato di agitazione, la persona tende
ad accentuare l’inspirazione, rispetto all’espirazione, così come si
osserva spesso un gonfiarsi quasi esclusivamente della zona alta del
tronco; è questa la diffusissima respirazione toracica, a
testimonianza di un movimento respiratorio incompleto, e quindi
innaturale e debilitante.
Lieti di accompagnarvi, se vorrete, verso una respirazione salutare
e consapevole, cominciamo con una semplice presa di coscienza:
- semplicemente osserviamo il nostro respiro, senza volerlo
modificare, e ripetiamo dentro di noi l’aria entra, l’aria esce,
l’aria entra, l’aria esce…
E il respiro si fa bello! Già solo sentendosi osservato è diventato
più calmo, pieno, regolare…
- Indirizziamo ora la nostra attenzione sulla differenza tra l’aria
che entra e l’aria che esce, e chiediamoci: quale sentiamo più calda
e quale più fresca…? quale più umida e quale più secca…? quale
pulita e quale sporca…?
- Chiudiamo gli occhi e proviamo a immaginare di avvicinarci ad un
mazzo di fiori per sentirne il profumo… fin dove sale l’aria inalata
su per il naso? la portata è maggiore del solito?
- Concentriamoci ora sulla durata delle nostre fasi respiratorie:
contiamo mentalmente quanto dura la nostra inspirazione e quanto
l’espirazione. Volendo possiamo apporre indice e medio sotto la
mandibola e affidarci al conto dei battiti del cuore: bum bum bum
(bum?)…
- Infine, dove è localizzato il mio respiro? Aiutiamoci con le mani,
si muove nel torace, nell’addome o sento interessato tutto il
tronco?
Bene. Ora che avete voluto conoscerlo, il nostro respiro è
decisamente felice e lo dimostra, e anche noi… non ci sentiamo un
po’, come dire, in pace? Se non altro abbiamo distolto la mente dal
consueto turbinio di pensieri legati alla vita quotidiana per
finalmente guardarci dentro!
Espiriamo insieme!
Nel respiro, come nella vita e nel corpo, siamo più portati a
‘trattenere’ che a ‘rilasciare’. Psichicamente questi atteggiamenti
corrispondono rispettivamente a ‘sospetto’ o ‘fiducia’: e di questi
tempi un’espirazione completa è un atto di ottimismo, un segnale di
apertura alla vita, di cui molti hanno paura!
Ma al di là dell’atteggiamento esistenziale, che si rispecchia nel
nostro modo di respirare, e nel nostro portamento, la capacità di
effettuare un’espirazione profonda può essere di enorme utilità nei
più disparati frangenti della vita quotidiana: puoi voler ‘buttar
fuori’ qualcosa, concentrare le tue forze, riprenderti da un colpo
emotivo, favorire una profonda inspirazione, effettuare uno sforzo
fisico, o puoi prendere tempo prima di re-inspirare dentro un
ascensore… e tanti altri salvataggi.
Proseguiamo, orsù, il nostro cammino di consapevolezza respiratoria
con un esercizio facile, facile di espirazione.
- Immaginiamo di avere davanti a noi una torta con tante candeline
da spegnere; quindi, dopo aver preso aria, soffiamo con decisione,
finché non rientra anche un po’ la pancia e ci sentiamo svuotati
completamente; infine aspettiamo fiduciosamente e senza fretta che
il torace e l’addome si rigonfino da soli, anzi lasciamoci proprio
inondare da questa potente inspirazione spontanea. Dopo esserci
riposati, riproviamo, senza forzare.
Dopo aver concluso, rammentando la durata respiratoria precedente,
proviamo a osservare se la nostra respirazione si è ulteriormente
allungata; forse è più calma, regolare, fluida.
Se nel frattempo è sorto spontaneo un sospiro, lasciatelo esprimersi
liberamente: ne avevate bisogno! Se non è sorto, provocatelo ora
volontariamente! Vi farà bene.
Sospiri e sbadigli? Evviva!
Sia i sospiri che gli sbadigli sono meravigliosi strumenti
respiratori di cui Madre Natura ci ha fornito per sollevarci e per
scaricarci dai pesi psicologici e dalle tensioni. Possono scaturire
da un processo di liberazione dalla corazza che ci siamo costruiti
intorno al nostro torace e al nostro addome. Spesso sorgono in noi
automaticamente, ma si possono anche potenziare, nonché indurre
volontariamente quando ci possono servire. Purtroppo molti hanno
dimenticato come si fa.
Il sospiro è sostanzialmente una potente inspirazione che solleva il
torace, volendo anche le spalle, mentre spinge in basso il
diaframma, per poi esprimersi in una sentita espirazione, dal naso o
dalla bocca. Un bel sospiro sonoro, effettuato con la consapevole
intenzionalità di alleviare un peso che ci opprime, funziona anche
di più.
Lo sbadiglio serve a scaricare, buttare via, e predispone al
rilassamento; per farlo agire al massimo delle sue potenzialità è
necessario che apriamo bene la bocca – checché ne dica il galateo -
in questo modo si sollevano anche le clavicole; poi lasciamola
chiudere passivamente, con tanto di espirazione sonora, senza
contrastare la sua chiusura con contrazioni facciali parassite.
Richiamiamo alla mente come lo fa un neonato o un animale….
Sì, sì provateci!
Lo sbadiglio può essere innescato con il semplice gesto dello
spalancare fortemente la bocca e così, per meccanismo riflesso, dopo
qualche volta si instaurerà un bello sbadiglio vero!
Non lo fate dopo una rigenerante seduta di yoga, altrimenti, come si
suol dire, buttate via il bambino con l’acqua sporca!
Gli effetti della pratica
Dopo aver mosso questi primi passi verso il respiro consapevole,
avete già acquisito alcuni strumenti da non sottovalutare, quindi
non fermatevi più, anzi, esercitatevi tutte le volte che potete.
La cosa più significativa è che insieme al respiro abbiamo agito
indirettamente anche sul nostro stato emotivo, dovremmo quindi
trovarci in uno stato di calma, in pace con noi stessi, e questo
perché il nostro sguardo si è rivolto al nostro mondo interiore, al
nostro corpo e al ritmo che lo muove. E se anche tutto il resto
fosse illusione, su questa realtà non ci sono dubbi: respiro, dunque
sono!
(La parola sanscrita per indicare il Tutto, Atman, condivide la
radice con la parola respirare ed indica anche il vero Sé divino
dentro di noi.)
E che dire dell’ossigenazione del cervello e di tutte le nostre
cellule? (che di ossigeno si nutrono, ce lo ricordiamo?)
Aggiungerei che questa piccola pratica ha ridato un po’ di carica a
tutti i nostri processi metabolici. Per non parlare del massaggio ai
nostri organi addominali e dell’elasticità resa all’attività
polmonare.
E dove lo mettiamo il cuore che batte, batte, batte…? sicuramente
più lento, in armonia con un tranquillo stato d’animo.
Il respiro ci nutre
L’aria è il nostro principale alimento, primo, perché senza moriamo
nel giro di pochi minuti; secondo, perché facciamo entrare e uscire
la bellezza di tremila litri di aria al giorno, rispetto ai quali la
quantità di cibo che ingeriamo risulta risibile; terzo, ma non meno
importante, perché assorbiamo con essa anche l’etereo quid vitale
che permea l’universo, che gli indiani chiamano Prana.
Assodato che la bassa qualità dell’aria, inquinata, viziata,
condizionata o carica di ioni positivi, che spesso siamo costretti a
respirare non ci fa bene, vogliamo sottolineare che una respirazione
consapevole, che includa ogni tanto delle profonde espirazioni
volontarie, riesce non solo ad eliminare bene il normale materiale
gassoso di scarto, ma anche quel po’ di aria residua che rimane
sempre stagnante nei polmoni. A che pro, infatti, ingerire aria
genuina (anche andandosela a cercare!) se il recipiente che la
accoglie contiene aria viziata? Quale nutrimento arriva alle nostre
cellule, se non facciamo mai pulizia espellendo tutto con delle
belle espirazioni complete?
…Ma facciamolo dal naso
Respirare dal naso permette all’aria in entrata di venire filtrata
dalla polvere, purificata, umidificata e adattata alla temperatura
del corpo prima di raggiungere gli alveoli polmonari. Se l’aria non
sarà stata adeguatamente riscaldata ed umidificata durante questo
tragitto, magari perché si è respirato dalla bocca o troppo
velocemente, l’onere e la fatica toccheranno direttamente al tessuto
polmonare. Oltre tutto, questo va contro la legge di natura che
vuole il risultato migliore con il minor sforzo. Naturalmente anche
l’aria in uscita dovrà percorrere la stessa strada, affinché le
pareti del naso restino calde e umide e non si secchino.
Un profumo naturale aiuta
Il naso è rivestito da una infinità di recettori nervosi, atti a
monitorare ogni piccola variazione qualitativa. Madre Natura ci ha
regolato così per permettere all’aria, e quindi ai suoi odori, di
far arrivare tutte le informazioni relative all’ambiente esterno al
cervello rettileo - quello più antico e istintuale - permettendo
così di valutarne il grado di sicurezza.
Ma possiamo sfruttare questa alta recettività anche per favorire un
equilibrio armonizzante nel nostro essere. Se percepiamo aria pulita
o profumata si amplia naturalmente la nostra portata respiratoria,
così come si riduce in caso di odore non gradito o percepito come
nocivo. Profumare l’ambiente, possibilmente con fiori o essenze
naturali, induce una respirazione più ampia, e scegliendo l’essenza
giusta, secondo i dettami dell’aromaterapia, si può influire
beneficamente su molte patologie. Anche semplicemente immaginando di
odorare un mazzetto di lavanda… noterete che il percorso dell’aria
si espande verso l’alto dei seni nasali, ovvero verso quella parte
del nostro cervello più viscerale e ancestrale, guarda caso connesso
all’olfatto.
Se vogliamo raggiungere il condotto nasale superiore volontariamente
basta provocare l’allargamento delle vie nasali divaricando le
narici e noteremo il passaggio di aria fresca nella parte superiore
del naso.
Per lo yoga una respirazione equilibrata nelle due narici è il
presupposto per una armonia tra le forze del sole (narice destra) e
della luna (sinistra) dentro di noi, ma di questo parleremo altrove.
Tutto l’organismo respira
I polmoni sono solo il mezzo attraverso cui l’ossigeno passa nel
sangue arterioso, all’inspirazione, oppure i gas di scarto vengono
espulsi – portati dalle vene – all’espirazione. I veri protagonisti
della respirazione sono tutte le nostre cellule (ignorano esse di
essere parte di un tutto?). Ogni cellula vive appunto perché
respira: assorbe ossigeno, produce energia, ed espelle anidride
carbonica. E’ chiaro che un movimento respiratorio limitato
compromette sia un corretto nutrimento delle cellule sia una
completa espulsione dell’anidride carbonica dall’organismo.
Attuare un meccanismo respiratorio corretto, e non parziale o
insufficiente, contribuisce grandemente a mantenere uno stato di
salute, o a ripristinarlo.
Il principale protagonista dell’atto respiratorio è il diaframma, un
grande muscolo a forma di cupola che separa polmoni e cuore dagli
organi dell’addome. E’ fissato tutto intorno all’estremità inferiore
della gabbia toracica e si attacca alle vertebre lombari con due sue
protuberanze muscolari. Secondo natura dovrebbe scendere quando si
prende aria e risalire quando si espira; se non fosse che per troppe
persone questo muscolo risulta ormai quasi atrofizzato, causa ed
effetto del loro ‘decentramento’. Se nell’inspirazione la sua parte
centrale non si contrae verso il basso, come dovrebbe, da una parte
non facilita il ritorno venoso (e il cuore si affatica a dover fare
il lavoro tutto da solo), e dall’altra priva gli organi della giusta
stimolazione e irrorazione sanguigna. Ne risentono quindi sia
l’apparato digestivo che quello escretorio, per non parlare del
sistema nervoso. E, guarda caso, i medicinali più venduti sono
tranquillanti e lassativi…
In ultimo ma non meno importante, se è vero che abbiamo in dotazione
dalla sorte un certo numero di atti respiratori, come sostengono
varie tradizioni, esauriti i quali finisce anche la vita, ne
consegue che instaurare in noi un respiro calmo, lungo e regolare ci
allunga la vita, oltre a migliorarla sotto tanti aspetti.
E come si allunga il respiro? Da una parte ottimizzando il
meccanismo, cioè aumentando il volume d’aria attraverso lo
scioglimento delle articolazioni respiratorie, dall’altra
assottigliandolo, cioè frenando la corrente d’aria che esce dalle
narici, rendendolo silenzioso e dolce, ma sempre profondo. Vedremo
come!
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