La pratica

E se…?

 

Per alcuni esercizi proposti nelle sequenze abbiamo pensato di indicare un numero orientativo di esecuzioni, per non lasciare il neofita allo sbaraglio; ma ascoltando il vostro corpo potrete giudicare voi quante volte eseguire un movimento, valutandone piacevolezza, giusto sforzo e utilità, finché un giorno il fattore quantitativo e temporale svanirà.
In sintesi, se provate un qualsiasi disagio o vi sentite stanchi di una posizione o vi ritenete comunque soddisfatti di una pratica, interrompete pure, consapevolmente, senza aspettare che vi venga detto.
Se sentite formicolio nelle membra, causata da variazioni nella circolazione del sangue, spesso vuol dire che abbiamo perso il contatto con il corpo. Visto che la sensazione ci disturba, tanto vale sciogliere l’asana e dare una scrollatina a gambe o braccia interessate.
Se durante una seduta di yoga l’instaurarsi di una respirazione profonda, e quindi di un’ossigenazione generale a cui magari non siamo più abituati, ci dovesse procurare sensi di euforia o di giramento di testa, non vi preoccupate: vuol dire che la vostra respirazione era insufficiente e l’improvviso apporto di ossigeno è stato interpretato dal corpo, paradossalmente, come anomalo; interrompete la pratica, eventualmente distendetevi, e dopo un po’, se la sensazione è passata, rialzatevi molto lentamente (la testa per ultima), e se volete potete continuare.