Per alcuni esercizi proposti nelle sequenze abbiamo pensato di
indicare un numero orientativo di esecuzioni, per non lasciare il
neofita allo sbaraglio; ma ascoltando il vostro corpo potrete
giudicare voi quante volte eseguire un movimento, valutandone
piacevolezza, giusto sforzo e utilità, finché un giorno il fattore
quantitativo e temporale svanirà.
In sintesi, se provate un qualsiasi disagio o vi sentite stanchi di
una posizione o vi ritenete comunque soddisfatti di una pratica,
interrompete pure, consapevolmente, senza aspettare che vi venga
detto.
Se sentite formicolio nelle membra, causata da variazioni nella
circolazione del sangue, spesso vuol dire che abbiamo perso il
contatto con il corpo. Visto che la sensazione ci disturba, tanto
vale sciogliere l’asana e dare una scrollatina a gambe o braccia
interessate.
Se durante una seduta di yoga l’instaurarsi di una respirazione
profonda, e quindi di un’ossigenazione generale a cui magari non
siamo più abituati, ci dovesse procurare sensi di euforia o di
giramento di testa, non vi preoccupate: vuol dire che la vostra
respirazione era insufficiente e l’improvviso apporto di ossigeno è
stato interpretato dal corpo, paradossalmente, come anomalo;
interrompete la pratica, eventualmente distendetevi, e dopo un po’,
se la sensazione è passata, rialzatevi molto lentamente (la testa
per ultima), e se volete potete continuare.